venerdì 16 luglio 2010

Economia del Friuli: Se anche gli ottimisti non sono ottimisti allora sono Volatili per Diabetici

Era il titolo di un articolo del Financial Times di qualche giorno fa "Even eurozone optimists are not optimistic" (Neppure gli ottimisti dell'eurozona sono ottimisti) ma lo si può far calzare a pennello per l'umore che si raccoglie nel mondo imprenditoriale locale.

Per definizione se esiste una tipologia umana dell'ottimista, questa deve per forza essere quella dell'imprenditore. Se non si è ottimisti sulle proprie abilità tecniche e commerciali e sulle prospettive di mercato meglio cambiare mestiere.

Ecco quindi che è fonte di preoccupazione quando si sentono gli imprenditori essere pessimisti. Se poi è un pessimismo che si trasmette ai figli ("trovati un'occupazione statale piuttosto che fare il mio mestriere"), per dirla alla commissario Auricchio... son "volatili per diabetici".

Il discorso va diviso in due: situazione contingente di breve-medio termine e scenario strutturale di lungo termine.

Nell'Eurozona la prima metà dell'anno i tassi d'interesse sono stati bassissimi a quota quasi zero, l'Euro è crollato contro il dollaro e c'è stata una politica fiscale espansiva. Bon. Anzi pobon, perchè questi tre fattori hanno contribuito alla recente crescita degli ordini industriali in Germania, motore dell'economia continentale, con conseguente aumento dell'ottimismo degli attori economici europei.

Come si entra nel "breve termine", i prossimi sei mesi, emergono i primi volatili per diabetici: almeno due dei tre fattori dell'ottimismo visti sopra cambiano. In primis la politica monetaria della Banca Centrale Europea probabilmente cambierà verosimilmente con un incremento del tasso di riferimento (per una serie di valutazioni che ci risparmiamo in questa sede). In seconda istanza, l'Euro sta riprendendo valore contro il Dollaro per cui i benefici per l'export che si iniziavano a sentire, probabilmente scompariranno se la tendenza dei tassi di cambio rimane quella delle ultime settimane con l'Euro che si apprezza e quindi rende meno competitivo (di nuovo) il nostro export.

L'unica buona novella arriva dalla politica fiscale che, nonostante lo sbandierare delle famose "politiche di austerità e rigore" è ancora abbastanza lasca in giro per l'eurozona. Vero che i paramentri di deficit dei governi su PIL miglioreranno ma ci si aspettano solo modesti miglioramenti (entro il 2011 in media di solo 0.5 punti percentuale) seguiti da un modesto decremento di entrate fiscali.

Insomma, a conti fatti, ci sono ragioni per non essere ottimisti soprattutto perchè i segni di crisi finanziaria sono ancora evidenti in molte nazioni e c'è veramente il rischio di fare la fine del Giappone che negli hanno Novanta s'è pippato una decade di bassa crescita, stagnazione e deflazione (la chiamano la "lost decade").

I pessimisti ritengono che una ripresa globale sia improbabile perchè la crescita globale non sarà forte abbastanza per sostenere la ripresa dell'eurozona. Per capirci, la Cina, il Brasile, la Russia e l'India non consumeranno comuque in quantità tali da rilanciare in modo significativo le nostre produzioni ed export.
Gli ottimisti invece pensano il contrario ma, aihmè, concedono che il tipo di squilibri che esistono tra diverse economie sia all'interno del continente che a livello globale, non siano sostenibili nel lungo termine e potrebbero scatenare un'altra crisi finanziaria. Chiaro che se uno ha questo timore, non lo possiamo di certo chiamare un ottimista!

Chiusa la parentesi globale, parliamo di quello che abbiamo sentito direttamente o di riflesso in questi giorni a vari convegni di associazioni ottimistiche altrimenti dette "associazioni imprenditoriali". Dall'artigianato all'industria, dal commercio alle banche, tra gli imprenditori vige il pessimismo cosmico sia sulla ripresa (com'è che le sofferenze delle banche regionali nella prima metà del 2010 sono aumentate rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2009?) sia sulle prospettive di lungo termine dell'economia regionale.

Gli ottimisti de noantri, quello che fanno è lanciare frasi che rasentano l'ovvio tipo: "è colpa della burocrazia" cui il politichetto di turno risponde sornione "la burocrazia ci sarà sempre". Oppure "c'è bisogno di riforme" e poi nessuno dice quali riforme la sua categoria sarebbe pronta a prendere sulle spalle piuttosto che elencare quali riforme gli ALTRI dovrebbero fare. Poi "la forza sono i giovani" (che nella nostra definizione vanno da 15 a 29 anni ma nella loro dai 35 ai 60)... salvo poi lasciare le cariatidi regionali al timone di tutto (grande Giorgio!).

Morale della favola: se anche gli ottimisti friulani non hanno di che essere ottimisti, presto la Sagra degli Osei di Sacile ci farà un baffo quanto a stormi di volatili per diabetici!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sto leggendo "Storia del Friuli" di Tito Maniacco (figura importante della nostra cultura recentemente scomparsa) e quel che più temo è che l'animo del "sotàn" prenda come un'epidemia questa regione con le conseguenze già sperimentate in passato...
SG

FB ha detto...

Il problema è più generale e va oltre il Friuli ed include tutto il mondo occidentale. Che fare se le manifatture si spostano sempre più nelle fabbriche cinesi e dei paesi emergenti? Mica possiamo tutti fare i dirigenti di banche d'investimento (tanto per citare una frase che il capo di una multinazionale americana disse una volta). Quale economia avremo tra 20 anni?

Anonimo ha detto...

I parenti di chi fa politica sono tutti belli sistemati negli enti pubblici (dopo regolare concorso ben s'intende). Dovremmo fare così: tessera di partito, un po' di militanza servile e poi una mano lava l'altra. Anche chi ha tempo di fare politica e godere dell'aspettativa e scatti di anzianità fa lo statale di solito. Evidente che qualcuno ha capito tutto dalla vita.

Anonimo ha detto...

Non credo sia così! In consiglio comunale che lavoro fanno i consiglieri? Di sicuro la maggioranza sono dipendenti nel privato o imprenditori!

Anonimo ha detto...

ogni anno in italia 100 donne vengono uccise...

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